Gianluigi Monniello
In questi giorni molti istituti scolastici del nostro paese sono occupati o autogestiti dagli studenti che protestano contro la difficile situazione nella quale versa la scuola italiana. Assistiamo alla straordinaria mobilitazione di tanti adolescenti motivati e responsabili che hanno deciso di prendersi cura delle aule dove vivono ogni giorno, dei luoghi dove si gettano le basi della loro formazione e della loro crescita personale.
ALUNNI E INSEGNANTI. POTENZIALITÀ A CONFRONTO
Arnaldo Novelletto
LA SCUOLA COME CROCEVIA DI FANTASIE INCONSCE
L’intervento psicodinamico multiplo nella scuola
Daniele Biondo, Maria Teresa Devito, Maria Patti, Concetta Rotondo
UN ESERCITO DI MAESTRI DISARMATI PER EDUCARE LE PERIFERIE
Cura, responsabilità e rfilessività come risorse
dal Progetto Chance al Progetto E-VAI
Santa Porrello, Cesare Moreno, Teresa Centro
ADOLESCENTI NATIVI DIGITALI A SCUOLA
Matteo Lancini
IL FIGLIO DELLE DANAIDI
Considerazioni sull’aiuto in matematica
Anna Siety
PENSARE E INTEGRARE: FUNZIONI POSSIBILI NELL’ISTITUZIONE SCUOLA?
Manuela Baldasso, Anna Ferrari, Maria Teresa Heush
THROUGH THE BARRICADES.
TRA DOCENTI E ALLIEVI ADOLESCENTI
Tiziana Catta
UN INCONTRO ALL’INFERMERIA SCOLARE
Annamaria Pietrocola
APPORTI CLINICI
RIFLESSIONI SULL’USO DELLA PAROLA CON IL PAZIENTE ADOLESCENTE
Il caso Paolo
Maurizio Cottone
PER AIUTARLI A CRESCERE
LA SCUOLA ALLA PROVA DEL BRANCO ESPIATORIO
Maria Antonietta Fenu
COMPITI EVOLUTIVI E DIFFICOLTÀ DI APPRENDIMENTO
Il laboratorio clinico come proposta d’intervento
Dario Cuccolo
ARTE, CINEMA, LETTERATURA
STELLA di Sylvie Verheyde
Maria Teresa Heusch
Fino a poco tempo fa erano gli adulti, gli insegnanti, impegnati a svolgere una delle tre «professioni impossibili» (Freud 1937, p. 531), accanto a quelle di governare e di psicoanalizzare, cioè quella di educare le nuove generazioni, ad essere soli a difendere il valore della scuola. Oggi sembrano piuttosto gli studenti adolescenti a indicare la via per guardare al futuro. Sono gli studenti a sottolineare la necessità di mettere al primo posto il valore della ricerca e dello studio, dell’istruzione e della cultura. Essi indicano con forza e determinazione che è irrinunciabile investire energie, entusiasmo e capitali per la loro educazione. Essi sono i futuri protagonisti del mondo che verrà.
D’altra parte i più profondi esploratori della vita psichica hanno tante volte suggerito che i figli, fin dalla nascita, quando incontrano un ambiente di accudimento non sufficientemente buono si attivano per far star bene le loro madri e i loro padri in ogni modo e utilizzando tutte le loro forze. D’altronde le motivazioni profonde che albergano nella maggior parte degli psicoterapeuti e degli psicoanalisti competenti sono originate dalla vis psicoterapeutica, attivata a partire dal loro originario incontro con le difficoltà del caregiver. Mi sembra allora che tale slancio riparativo e sensibile, la bella prova che gli studenti stanno offrendo al mondo degli adulti, nasca dal disagio di tanti genitori e di tanti insegnanti che si sentono e si dimostrano sopraffatti e scoraggiati nell’esercizio delle loro funzioni. Tutto ciò sembra andare in direzione contraria rispetto a quanto Freud (1907) ha sottolineato e cioè che è proprio «il desiderio di essere grande ed adulto», che pervade il bambino e che si esprime ampiamente nei suoi giochi (p. 377), ad essere di aiuto nella sua educazione. Infatti, quanto desiderio di essere grande e adulto può albergare ancora nei giovani nel mondo contemporaneo, di fronte ad adulti spesso disorientati e fragili?
In un certo senso sarebbe auspicabile che si sviluppasse oggi una maggiore assunzione di responsabilità da parte degli studenti anche per via dell’impasse degli insegnanti che, per svariate ragioni (economiche, sociali, culturali), tardano a tornare a installarsi in un ruolo autorevole nella relazione educativa con i loro alunni. D’altra parte se è possibile chiedersi quanto il piacere di insegnare riesca ancora ad essere investito libidicamente da parte dei docenti, impoveriti come sono nel loro ruolo economico, sociale e culturale, è indubbio che il loro ritorno a posizioni di referenti culturali e di garanti civici non può che passare dal loro riconoscimento quali referenti competenti e adeguati da parte dei loro allievi.
Tutto ciò è ampiamente «anticipato» da Arnaldo Novelletto, nel lavoro inedito che apre questo numero di AeP, scritto nel 1997 (ivi p. 13). L’Autore suggerisce come sia la relazione educativa ad essere essenziale tra allievo e insegnante. Le sue specificità vanno riflettute a fondo ed è proprio questo l’ambito dove lo psicoanalista, profondo esperto di relazioni umane e attento alla dimensione intersoggettuale della vita psichica, può apportare un contributo originale. Varie sono infatti, pur con le debite differenze, le possibili assonanze tra relazione educativa e relazione analitica: l’importanza che l’insegnante si lasci winnicottianamente usare dall’allievo, che i due protagonisti della relazione si mettano in gioco con modalità profonde e creative, che sia considerata l’operante profonda regolazione affettiva che il loro incontro sviluppa.
Per l’adolescente la vita scolastica è senza dubbio fonte inesauribile di investimenti libidici e aggressivi nei confronti dei coetanei, alimenta i movimenti identificatori ai protagonisti della propria generazione, favorisce la valorizzazione della propria specifica condizione esistenziale ma espone, sicuramente oggi più di ieri, anche alle ferite dolorose e profonde che il disconoscimento, il rifiuto e l’emarginazione possono procurare. Così, per esempio, gli episodi di bullismo sono più diffusi che in passato anche se ci sono sempre stati. Ma ciò che preoccupa maggiormente di fronte a tali episodi è la loro intensità, così come la diffusa passività di coloro che, testimoni di sopraffazioni, umiliazioni e violenze, lasciano fare; preoccupa la loro esibita inconsapevolezza di diventare complici silenziosi e partecipi. Le derive della vulnerabilità delle basi narcisistiche di tanti adolescenti, quando sono chiamati alla difficile costruzione della loro identità, trovano la loro espressione sotto forma di velleitarie scorciatoie, quali l’esercizio della sopraffazione e del potere sull’altro debole o svantaggiato.
D’altra parte l’incontro con la scuola confronta che l’esperienza dell’insuccesso scolastico. Talvolta, in realtà, è il timore del successo, “l’arenarsi dinanzi al successo” (Freud 1916), ad essere in gioco. In questi casi è il rischio che tale successo conservi il significato inconscio di realizzazione dei desideri edipici e comporti l’agognato premio edipico, ad inibire l’investimento sullo studio e la piena espressione del proprio potenziale.
In tanti altri casi è la fobia della scuola a far ipotizzare la presenza di disregolazioni affettive precoci, all’origine di impedimenti ai processi di sviluppo di tanti adolescenti. Gli impegni scolastici sono allora fronteggiati con fantasie e posizioni infantili falliche e onnipotenti e pertanto l’adolescente non può che essere continuamente esposto a ripetuti fallimenti. L’insuccesso non può essere riconosciuto quale possibile momento utile alla propria formazione, non costituisce quasi mai uno stimolo a rimboccarsi le maniche e a cercare di prendersi la necessaria rivincita ma soltanto la resa ad un Ideale dell’Io irraggiungibile e il ritiro di fronte ad una minaccia all’identità.
Tutto ciò delinea la complessità e la ricchezza della posta in gioco nell’incontro dell’adolescente con la scuola e con gli insegnanti. La vita scolastica nel suo insieme è portatrice di grandi sfide e trasformazioni e propone un’infinità di irripetibili esperienze affettive, relazionali e conoscitive. Prendersi a cuore ciascuno dei protagonisti del mondo della scuola costituisce un investimento per il futuro, un utile lavoro di prevenzione e un impegno irrinunciabile per ogni psicoanalista. Proporsi con le proprie specifiche competenze e nel proprio specifico ambito operativo, e cioè in qualità di esperto di relazioni intersoggettuali e gruppali, è utile, necessario e non ulteriormente procrastinabile.
FREUD S. (1907). Il poeta e la fantasia. In: OSF, Vol. 5. Torino: Boringhieri, 1972.
FREUD S. (1916). Alcuni tipi di carattere tratti dal lavoro analitico. In: OSF, Vol. 8. Torino: Boringhieri, 1976.
FREUD S. (1937). Analisi terminabile e interminabile. In: OSF, Vol. 11. Torino: Boringhieri, 1979.