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ANNO 2022 – N.2 – PEDAGOGIA E PSICOANALISI

Tito Baldini, Daniele Biondo

AeP fu fondata quasi un quarto di secolo fa da Arnaldo Novelletto, abile educatore prestato alla psicoanalisi. Egli insegnava sempre, era parte del suo lavoro di psicoanalista; come quando nel settembre 1988, in un messaggio di auguri alla nuova responsabile dell’ambulatorio neuropsichiatrico infantile dell’Università di Roma, acclude una sua antica relazione a Bollea alla fine di tale incarico, e in essa parla quasi solo di due allievi degli anni Settanta, giovani medici promettenti; a uno di costoro lascerà il prestigioso Servizio adolescenza e lo crescerà e amerà come un figlio; quel Marco Lombardo Radice a cui, a trent’anni dalla morte dedicammo una monografia1.

A tutti noi Novelletto insegnò la psicoanalisi dentro le cose semplici della vita con la linearità con cui si insegna che la vita è possibile a ciascuno, che si tratti di supervisioni o di aprire una bottiglia di spumante per festeggiare la prima riunione della redazione di AeP. L’ultima volta che lo incontrammo gli proponemmo di condividere con noi la direzione del suo periodico, al che lui disse: «Ce l’avete fatta», permettendoci di capire che ci stava aspettando, e che se vuoi aiutare a crescere devi fare sentire all’allievo come al paziente che possiede già in sé le risorse giuste e ce la farà a tirarle fuori anche se sofferenze fino al trauma lo impedissero. Se quella fu l’ultima volta che lo vedemmo vivo, l’estrema in cui ci parlò fu quando espresse al telefono che quel libro del sacerdote di periferia che ci aveva dato dovevamo recensirlo presto e bene, che: «Là sta il futuro… capito?»2. Data quindi la tradizione epistemologica dell’ARPAd è venuto del tutto naturale avere nel suo organo scientifico AeP, sentito che fosse il momento di fermarsi a riflettere sul rapporto tra pedagogia e psicoanalisi; basti pensare alle opere lunghe della Cooperativa «Rifornimento in volo» e del Centro «Alfredo Rampi»: lavoro in strada con i ragazzi, serrande aperte sul marciapiede e dentro l’aiuto, interventi nelle scuole, nelle emergenze sociali giovanili, nelle catastrofi come terremoti, pandemia e guerra. E naturalmente la stanza di analisi. Così, abbiamo realizzato un pensatoio sulla questione. Costruendo ogni nuova monografia, per molto tempo in redazione non facciamo che riunirci e condividere il pensiero in gruppo, sviluppando, ampliando, corredando di bibliografia dalla tradizione al nuovo. Quindi cerchiamo persone e istituzioni significative dentro e fuori l’ambiente psicoanalitico per ampliare la condivisione, accrescere il gruppo e il suo pensiero; solo gradualmente concentriamo e condensiamo il lavoro affinché acquisti i caratteri contenutistici e formali di un numero di AeP. Come per tutte, il metodo è valso per Pedagogia. Uno dei primi aspetti che valutammo fu che la tematica è

stata scarsamente trattata e mai quasi approfondita nella letteratura psicoanalitica, anche se un po’ ovunque se ne registrano segnali, espressioni di amicizia, parallelismi, da Freud in poi. Ma molto raramente un’entrata focale, piena. Perché? Nel numero cerchiamo di dare un senso a questo come ad altro intorno al destino di due discipline parallele, concomitanti e dipendenti, parafrasando Freud. Il resto di quel che costituisce la presentazione della presente monografia lo trovate nell’articolata operazione di apertura, alla quale, salutando e ringraziando, vi avviamo.

AeP fu fondata quasi un quarto di secolo fa da Arnaldo Novelletto, abile educatore prestato alla psicoanalisi. Egli insegnava sempre, era parte del suo lavoro di psicoanalista; come quando nel settembre 1988, in un messaggio di auguri alla nuova responsabile dell’ambulatorio neuropsichiatrico infantile dell’Università di Roma, acclude una sua antica relazione a Bollea alla fine di tale incarico, e in essa parla quasi solo di due allievi degli anni Settanta, giovani medici promettenti; a uno di costoro lascerà il prestigioso Servizio adolescenza e lo crescerà e amerà come un figlio; quel Marco Lombardo Radice a cui, a trent’anni dalla morte dedicammo una monografia1.

A tutti noi Novelletto insegnò la psicoanalisi dentro le cose semplici della vita con la linearità con cui si insegna che la vita è possibile a ciascuno, che si tratti di supervisioni o di aprire una bottiglia di spumante per festeggiare la prima riunione della redazione di AeP. L’ultima volta che lo incontrammo gli proponemmo di condividere con noi la direzione del suo periodico, al che lui disse: «Ce l’avete fatta», permettendoci di capire che ci stava aspettando, e che se vuoi aiutare a crescere devi fare sentire all’allievo come al paziente che possiede già in sé le risorse giuste e ce la farà a tirarle fuori anche se sofferenze fino al trauma lo impedissero. Se quella fu l’ultima volta che lo vedemmo vivo, l’estrema in cui ci parlò fu quando espresse al telefono che quel libro del sacerdote di periferia che ci aveva dato dovevamo recensirlo presto e bene, che: «Là sta il futuro… capito?»2. Data quindi la tradizione epistemologica dell’ARPAd è venuto del tutto naturale avere nel suo organo scientifico AeP, sentito che fosse il momento di fermarsi a riflettere sul rapporto tra pedagogia e psicoanalisi; basti pensare alle opere lunghe della Cooperativa «Rifornimento in volo» e del Centro «Alfredo Rampi»: lavoro in strada con i ragazzi, serrande aperte sul marciapiede e dentro l’aiuto, interventi nelle scuole, nelle emergenze sociali giovanili, nelle catastrofi come terremoti, pandemia e guerra. E naturalmente la stanza di analisi. Così, abbiamo realizzato un pensatoio sulla questione. Costruendo ogni nuova monografia, per molto tempo in redazione non facciamo che riunirci e condividere il pensiero in gruppo, sviluppando, ampliando, corredando di bibliografia dalla tradizione al nuovo. Quindi cerchiamo persone e istituzioni significative dentro e fuori l’ambiente psicoanalitico per ampliare la condivisione, accrescere il gruppo e il suo pensiero; solo gradualmente concentriamo e condensiamo il lavoro affinché acquisti i caratteri contenutistici e formali di un numero di AeP. Come per tutte, il metodo è valso per Pedagogia. Uno dei primi aspetti che valutammo fu che la tematica è

stata scarsamente trattata e mai quasi approfondita nella letteratura psicoanalitica, anche se un po’ ovunque se ne registrano segnali, espressioni di amicizia, parallelismi, da Freud in poi. Ma molto raramente un’entrata focale, piena. Perché? Nel numero cerchiamo di dare un senso a questo come ad altro intorno al destino di due discipline parallele, concomitanti e dipendenti, parafrasando Freud. Il resto di quel che costituisce la presentazione della presente monografia lo trovate nell’articolata operazione di apertura, alla quale, salutando e ringraziando, vi avviamo.

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