Gianluigi Monniello
L’incontro clinico con l’adolescente, con il passare degli anni, suggerisce di ampliare l’ascolto analitico della sofferenza psichica, peraltro già là a nutrire il controtransfert, l’autoanalisi dello psicoanalista e le teorizzazioni metapsicologiche.
ARTICOLI ORIGINALI
IL RISCHIO DI CREARE
Philippe Gutton
LA MORTE DELL’EROE
Sophia de Mijolla Mellor
COSTRUZIONE DELL’EROE IN ADOLESCENZA
Gianluigi Monniello
DALL’EROE TRAGICO ALL’EROE ORDINARIO
Gerard Bonnet
EROI E ADOLESCENTI. QUESTIONI DI VITA E DI MORTE
Paola Carbone
IL LAVORO DELL’EROE
Marie-Christine Aubray, Dominique Agostini
FLIRTARE CON LA MORTE
Dominique Fessaguet
DA ETTORE PER ACHILLE VERSO ENEA
Tito Baldini
L’ADOLESCENTE EROE. IL PARADOSSO DEL DIVENIRE NELL’AGONIA
Nader Barzin
APPORTI CLINICI
ASPETTI TRAUMATICI DELL’AZIONE OMICIDA
Francesco Burruni
PER AIUTARLI A CRESCERE
Dalla strada al divano
Tommaso Romani, Michela Savino
SCRIVERE PER FORMARSI
L’osservatrice dell’ONU
Un’esperienza di Baby Observation
Frncesca Laganà
ALTRI PUNTI DI VISTA
La figura dell’eroe fantasy
Gaia Petraglia, Maria Francesca Natali, Anna Maria Dalba, Tiziana Catta, Francesca Mammarella
The Boston Change Process Study Group
Il cambiamento in psicoterapia
Lauro Quadrana
Lo sguardo dello psicoanalista andrà così, per sua natura, anche volto all’ambiente affettivo originario, a quello culturale e sociale, alle grandi questioni esistenziali e ai grandi miti dell’umanità, quali significativi ulteriori organizzatori della vita psichica. Come non interrogarsi, allora, sull’influenza che la figura dell’eroe, nelle sue molteplici raffigurazioni e incarnazioni, può avere sulla vita immaginativa dell’adolescente contemporaneo? L’adolescente continua a voler indossare i panni dell’eroe, a fantasticarsi protagonista di grandi gesta e a ricercare il martirio e il sacrificio in nome di valori ideali e per il bene della comunità? Gli eroi, i super eroi dotati di poteri straordinari, costituiscono ancora i referenti immaginativi adeguati, tali da favorire il lavoro del pubertario, da accompagnare il distacco dall’infanzia, da arricchire e consolidare l’ideale dell’Io, favorendo la creazione di sé?
La figura dell’eroe nasce e si costruisce sotto l’impronta della grandezza del semidio. Secondo i miti classici e le tradizioni millenarie l’eroe è, in proporzioni diverse, figlio di divinità e figlio di comuni mortali. La sua particolare caratterizzazione originaria è parte integrante della forza che esercita sull’attività immaginativa. L’eroe, irraggiungibile e ineguagliabile, è comunque fruibile e si pone quale referente identificatorio per gli umani. Può quindi funzionare da obiettivo ideale per investimenti libidici e aggressivi, per “collaudare” il personale bagaglio di potenzialità e competenze, per predisporsi a nuove vitali identificazioni con gli altri. “His Majesty the Baby” (Freud 1914, p. 461) incontra e affronta le grandi fatiche che lo porteranno ad essere semplicemente umano e così a convivere con la prospettiva del naturale morire. L’arte e lo stile personali con cui “Sua Maestà l’Io” (Freud 1907, p. 380) compie le sue fatiche, mettendo tutto se stesso alla prova, definiscono la creazione di sé.
Nel mondo contemporaneo così come scarseggiano o sono fragilizzati i riti iniziatici, latitano anche gli eroi. Comunque i grandi eroi mitici dell’umanità continuano ad esercitare la loro influenza, anche se magari attraverso altre vie, come l’andare alla ricerca dell’eroe imperfetto, il riconoscere la presenza di nuove forme di eroismo e il dare maggior voce all’eroismo femminile. La questione non è, infatti, quella di “non aver più bisogno di eroi” (secondo la nota affermazione di Brecht 1938-1956) ma piuttosto quella di poter vivere in fantasia, e immaginare a sufficienza, possibili gesta, grandi epopee, cioè percorsi di soggettualizzazione per costruire una immagine di sé adeguata, nonostante gli impedimenti che si frappongono, originati da disregolazioni affettive precoci o da traumi non elaborati.
In ogni caso l’adolescente, per prendere le distanze e alleggerirsi dell’influenza dell’onnipotenza infantile, trae gran giovamento da una certa frequentazione del semidio. Si tratta di porsi sotto l’egida e la protezione di una figura importante, di sicura grandezza, per sostenere un funzionamento, in un certo senso eroico, quale quello del mettersi in proprio ed insediarsi in se stessi. La passione e la creatività dell’adolescente necessitano di un grado elevato di transitori momenti di sublimazione che, per realizzarsi, hanno bisogno di tutta la forza e la combattività dell’ideale. Quando a prevalere è invece il discorso fallico infantile, tutto il processo del pubertario, faticosamente costruito, si arresta o fallisce e l’adolescente soccombe alla psicopatologia, divenendo martire.
La tematica dell’eroismo in adolescenza non può non incontrare quella del confronto con la morte. L’elaborazione della propria caducità richiede grande coraggio fino al disprezzo per il possibile sacrificio di sé. Quello che è necessario potersi rappresentare è la possibilità di sopravvivere alla propria morte attraverso la fama per le proprie gesta.
D’altra parte resta il fatto che la figura dell’eroe ha perso, con il tempo, il suo significato di unione naturale con la divinità ed è diventata soprattutto sinonimo di protagonista. Pertanto l’adolescente è eroe quando è la sua soggettualità ad essere la protagonista della narrazione della propria storia.
Le principali caratteristiche di una ipotetica figura di eroe in grado, oggi, di alimentare nell’adolescente la creazione di sé sono forse da rintracciare più nell’immagine dell’uomo autenticamente comune che, paradossalmente, offre qualcosa di più e al di là del riferimento a forme iconiche, intercambiabili, dell’eroe d’antan. Forse per questo gli eroi postmoderni preferiti dagli adolescenti tendono a diversificarsi da quelli del mondo adulto, tanto contraddittori e quindi fonti inevitabili di distruttive contaminazioni. Vanno perciò scelti e prodotti in proprio. D’altra parte, come non convenire con quanto scrive Lacan (1959-1960):| “Ho contrapposto l’eroe all’uomo comune, e qualcuno si è offeso. Non li distinguo come due specie umane – in ciascuno di noi, c’è la via tracciata per un eroe, ed è appunto da uomo comune che la si realizza”.
Il tema dell’eroe ha fatto convergere tre gruppi redazionali e ha portato a realizzare un fertile incontro scientifico tra Colleghi che lavorano per tre Riviste psicoanalitiche, grandemente interessate all’adolescenza. Questo numero di AeP Adolescenza e Psicoanalisi raccoglie dunque i lavori presentati durante due intense giornate di studio e confronto, svoltesi a Roma nel Maggio scorso, presso la Sapienza Università di Roma, Istituto Giovanni Bollea. Le storiche riviste che hanno partecipato sono Adolescence, fondata da Philippe Gutton nel 1983 e da lui ancora diretta, Topique, fondata da Piera Aulagnier nel 1969 e diretta da Sophie de Mijolla Mellor e appunto Ae P, fondata da Arnaldo Novelletto nel 2001 e da me diretta dal 2006.
BRECHT B. (1938-1956). Vita di Galileo. Milano: Einaudi, 2005.
FREUD S. (1907). Il poeta e la fantasia. In: OSF., Vol. 5. Torino: Boringhieri, 1972, p. 380.
FREUD S. (1914). Introduzione al narcisismo. In: OSF., Vol. 7. Torino: Boringhieri, 1975, p. 461.
LACAN J. (1959-1960). Il Seminario. Libro VIII. L’etica della psicoanalisi. Torino: Einaudi, 1994.