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ANNO 2021 – N.2 – IDENTITÀ MIGRANTI

IDENTITÀ MIGRANTI

Daniele Biondo

 

Ricostruire la propria identità in un Paese che non è il proprio, un Paese altro, è un compito complesso a causa di diversi fattori: dalle differenze culturali al colore della pelle, dalla lingua agli stereotipi del Paese ospitante e di quello di provenienza, dall’età alle esperienze traumatiche dei soggetti coinvolti, dalle speranze e dalle motivazioni che hanno segnato l’impresa migrante. Identità e alterità sono, dunque, profondamente intrecciati e attivano in ognuno di noi una specifica risonanza inconscia a seconda della propria esperienza di vita e del nostro personale vissuto nei confronti di tutto ciò che è uguale e diverso, interno ed estraneo, normale e strano, conosciuto e straniero.

Il disagio intimo evocato in ogni essere umano dal soggetto migrante e dalla sua identità ibrida è uno dei fattori meno esplorati rispetto al quale, a mio avviso, la ricerca clinico-teorica psicoanalitica può dare un suo specifico contributo per comprendere la specifica sofferenza del migrante e quella connessa delle nostre parti migranti.

Mai come in questo tempo il tema della migrazione interroga non solo le nostre coscienze, come cittadini del mondo attenti alle dinamiche globali dei rapporti fra i popoli, ma anche in particolare la nostra scienza.

Mi riferisco alla capacità di porci rispetto a tale fenomeno umano, socia-
le e storico in maniera non istintiva, ma scientifica ed «esperta»; cioè allacapacità di sfuggire agli stereotipi e di attingere non solo alle competenze e alle conoscenze della nostra specifica professione, ma soprattutto alla nostra capacità analitica di restare il più possibile in contatto con la nostra esperienza interna.

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