Gianluigi Monniello
Il lavoro clinico con l’adolescente interroga e arricchisce la questione della vita istituzionale. L’ambiente esterno è decisivo per liberare dagli impedimenti, originari e pubertari, i processi di appropriazione soggettiva, cruciali in quest’epoca dell’esistenza.
ARTICOLI ORIGINALI
L’ADOLESCENTE IN DAY HOSPITAL
Gianluigi Monniello
TERZO SETTORE, PSICOANALISI E GRUPPALITÀ
Daniele Biondo
LE COMUNITÀ DI TIPO FAMILIARE A ORIENTAMENTO PSICOANALITICO PER ADOLESCENTI “AL LIMITE”
Tito Baldini
VIVERE LE ISTITUZIONI. GRUPPO DI LAVORO E ADOLESCENZA
Cristiano Curto, Alberto Codazzi, Anna Maria Dalba, Maria Francesca Natali, Giovanna Montinari
AVVIO DI UN’ESPERIENZA DI PRIVATO SOCIALE
Simone Pilia, Azzurra Aloisi, Angela Giallorenzo, Giuditta Sestu
CONVEGNO LA METAFORA ADOLESCENTE.
SVILUPPI DEL PENSIERO DI ARNALDO NOVELLETTO
Roma, 13 Febbraio 2016
DALLO SVILUPPO DEL SÉ ALLA SOGGETTIVAZIONE E OLTRE
Gianluigi Monniello
L’ASCOLTO DELL’ADOLESCENTE PSICOTICO
Bachisio Carau
IL MIO PERCORSO DI CONOSCENZA DEL LAVORO DI ARNALDO NOVELLETTO
Maria Katiuscia Zerbi
ALLA RICERCA DELL’IMMAGINE
Aaron Henrich
RIFLESSIONI SUL RE-ENACTEMENT NEL LAVORO CON L’ADOLESCENTE
Domenico Scaringi
CORRISPONDENZA DI PHILIPPE GUTTON
PARTIRE…FARE LA “JIHAD” (prima parte)
Philippe Gutton
PER AIUTARLI A CRESCERE
IL XXV CONVEGNO INTERNAZIONALE EFPP
Maria Antonietta Fenu
DAL SÉ AL SELFIE. IDENTITÀ E RELAZIONI DELL’ERA VIRTUALE
Maria Antonietta Fenu, Azzurra Aloisi, Anna Ambrosino, Giulia Ballarotto, Bianca Biagioli, Cristina Carbonara, Barbara Cardarelli, Ariele Di Gioacchino, Eleonora Evangelisti, Marco Giusti, Aaron Nemu Henrich
SCRIVERE PER FORMARSI
SMOG
Giusy Daniela Spagna
Lucantoni C., Catarci P.
Il filo di Arianna. Il posto della scrittura nella psicoanalisi
Gianluigi Monniello
Vanni F.
La consultazione psicologica con l’adolescente.
Il modello psicoanalitico della relazione
Tito Baldini
Patalano R.
Cosimo Chiese a Italo
Tito Baldini
(a cura di) Spiniello R., Piotti A., Comazzi D.
Il corpo della stanza. Adolescenti ritratti che vivono al computer
Tito baldini
Inoltre, l’offerta istituzionale rivolta all’adolescente non può prescindere dalla sua nuova condizione di scoprirsi «sotto lo sguardo dell’altro». Al centro c’è la riflessione sulla fisiologica funzione di referente narcisistico/identitario del gruppo dei pari. L’adolescente si scopre come facente parte di una comunità della quale condivide alcuni parametri sociali. L’adolescente si appropria di se stesso nel gruppo e a partire dal gruppo. Scopre di non essere solo in casa propria, ma anche di essere immerso nell’intersoggettività e di viversi come «singolare plurale».
D’altra parte quanto si è costruito progressivamente a livello familiare si sposta e si trasferisce sui coetanei, sugli amici. Il rapporto con il gruppo diventa la cartina di tornasole, una sorta di traduzione delle qualità delle vicissitudini relazionali familiari, dalle più precoci a quelle infantili fino a quelle attuali e reali. L’essere accolti, ascoltati, valorizzati dal gruppo dei pari assume una grande rilevanza psichica per il consolidamento dell’immagine di sé e per l’appropriazione soggettiva e per la modificazione di sé. Per affrontare il disagio psichico è oltremodo necessario, di fronte alla complessità del funzionamento psichico di adolescenti che presentano una sofferenza narcisistico/identitaria, costruire e disporre di luoghi istituzionali. Il lavoro nella sola stanza d’analisi non può, da solo, garantire gli apporti necessari di holding (Winnicott) e di contenitore/contenuto (Bion). Per di più il lavoro istituzionale ha il vantaggio di favorire l’articolazione tra trattamento, formazione personale permanente e ricerca.
In questi adolescenti incontriamo un’insufficiente interiorizzazione dell’holding della continuità del suo essere nei confronti del tempo e del flusso emotivo (il processo onirico) operato dalla madre e la non elaborazione dei pensieri derivati dall’esperienza emotiva vissuta. I concetti di holding e di contenimento sono bagagli essenziali della teoria psicoanalitica e fondano il buon funzionamento istituzionale. Inoltre la qualità del transfert dell’adolescente, sostanzialmente si tratta di transfert narcisistici, riattualizza le disfunzioni delle primissime fasi dello sviluppo, il riemergere di vissuti di indifferenziazione dall’oggetto, segnala la metamorfosi pubertaria in atto e il peso dell’impasse identificatoria, rendendo la relazione analitica più affine a quella con la psicosi che a quella con la nevrosi.
Pertanto l’intervento non può che essere ritagliato e personalizzato sul singolo caso, sulla sua originalità. Spesso è integrato e attento ai processi di sviluppo, al passaggio tra fantasia e realtà, al livello di autosservazione e autoriflessività. Senza dubbio la vita istituzionale confronta con dinamiche complesse, richiede l’esercizio dell’autorevolezza, genera conflittualità tra gli operatori, fa vivere un’intensa e prolungata esposizione a traumi e sofferenza. Il rischio di sovraccarico emotivo e di vissuti di estraniamento va riconosciuto e elaborato. Spesso il valore del proprio impegno non è adeguatamente riconosciuto a livello culturale, sociale ed economico. Un certo vantaggio risiede allora nel riuscire a mantenere un minimalismo istituzionale, che preservi da eccessive costruzioni ideologiche, grandiosità, ricerca di visibilità, individuazione di linee guida di intervento da esportare.
D’altra parte, però, va tenuto in debito conto che propendere per un’apparente aconflittualità può comportare il rischio che alcuni operatori, più predisposti e interessati a lavorare individualmente, vivano la cornice istituzionale come un semplice prolungamento del setting analitico e tendano a occuparsi dei loro pazienti e a considerarli sotto la loro personale responsabilità, svalorizzando il luogo istituzionale e sentendolo come un semplice dato di realtà esterno, eterogeneo e non essenziale. Piuttosto la considerazione del funzionamento gruppale è essenziale così come la possibile elaborazione dei controtransfert dei diversi operatori nella discussione in équipe.
Alcune forme di lavoro istituzionale descritte in questo numero di AeP Adolescenza e Psicoanalisi descrivono il fondamentale apporto alla prevenzione di quadri clinici più invalidanti per la singola persona e gravosi per la spesa sanitaria, limitando anche la soluzione estrema del ricovero ospedaliero.
Il panorama istituzionale fornisce però l’impressione prevalente secondo la quale le strutture sanitarie pubbliche rivolgano prevalentemente il loro interesse operativo e la maggior parte delle loro risorse umane ed economiche alla dimensione dell’urgenza, ritenuta la priorità a discapito della pensabilità clinica e terapeutica di fronte al disagio psichico. Ma in psicopatologia dell’adolescenza il prevalere di risposte nell’urgenza può accrescere il rischio di medicalizzazione, il possibile consolidarsi dello stigma della malattia mentale e può finire per ostacolare la necessaria restaurazione delle basi narcisistiche nell’adolescente in difficoltà. Il bagaglio concettuale attuale, in realtà, anche grazie alla grande mole di contributi neuroscientifici desunti dalle tecniche di neuroimaging, evidenzia la specificità dello sviluppo cerebrale, dell’embriologia e dell’epigenetica in adolescenza, tutti aspetti che invitano a lavorare sulle trasformazioni possibili e sull’apporto di ambienti terapeutici incentrati sulle potenzialità creative e trasformative della vita psichica.
A tal fine l’apporto del pensiero e della formazione psicoanalitica sono alla base di progetti di intervento istituzionali.
In questo numero di AeP Adolescenza e Psicoanalisi sono esposte alcune iniziative nel pubblico e nel privato sociale che descrivono soluzioni di lavoro istituzionale frutto di decenni di esperienza ma anche esempi di fondazione creativa di nuovi luoghi istituzionali. È in primo piano la continua articolazione di alcune componenti, quali la tradizione, la creatività, la gruppalità, l’impegno alla formazione di nuovi operatori essenziali per un vitale funzionamento istituzionale. La vita istituzionale è necessaria per il trattamento di molti adolescenti che sono portati a distribuire il transfert su più persone così da non restare soffocati nell’orbita familiare o nell’indifferenziazione dalla figura materna.
L’istituzione si delinea come luogo di umanizzazione, di partecipazione allo scambio con gli altri, di gruppalità e di socialità. L’istituzione può configurarsi come un apparato per pensare e i pensieri creano la mente (Bion). Inoltre non va trascurata l’importanza di un continuo lavoro di manutenzione dell’istituzione attraverso lo scambio del gruppo dei curanti e la sistematica rimessa al centro del proprio operare terapeuticamente la vita psichica dell’adolescente e la sua possibilità di soggettivarsi.