Tito Baldini, Daniele Biondo, Paola Carbone,
Cinzia Lucantoni, Giovanna Montinari
In un lavoro presentato a marzo del 2016 alla ventinovesima Conferenza dell’European Psychoanalytical Federation (EPF) dedicato al tema «Authority», Ruggero Levy della Società Psicoanalitica di Porto Alegre (Brasile) presenta il punto di vista aggiornato della psicoanalisi sulla violenza in adolescenza. Egli afferma che l’acting out è una via per evacuare angoscia attraverso la violenza e la trasgressione, in conseguenza del fallimento della funzione dell’autorità. Ricorda che tale funzione è il frutto dell’introiezione delle figure parentali, che sono attaccate e poi, a causa della colpa e della persecuzione, internalizzate e debitamente riparate.
ARTICOLI ORIGINALI
PSICOANALISI DELL’ADOLESCENZA E GIUSTIZIA RIPARATIVA
Daniele Biondo
L’ADOLESCENTE E IL RAGIONEVOLE DUBBIO
Paola Catarci
LA VIOLENZA “IMPENSABILE”
Un approccio psicodinamico e gruppale nella presa in carico di bambini e adolescenti vittime di abuso e maltrattamento
Cosimo Maurizio Gentile, Maria Antonietta Diana
IL CALEIDOSCOPIO DELLA GIUSTIZIA
Ana Marta Alcayde, Antonella Anarchini, Enrico Bellone, Andrea Calvi, Stefania Cristoforelli, Laura Ferro, Rosalina Gemello, Elena Longo, Pia Massaglia, Sofia Massia, Umberta Morganti, Laura Onofri, Elena Rainò
TRA GRUPPALITÀ E SOGGETTIVIZZAZIONE
Un laboratorio con gli operatori della Giustizia Minorile
Paola Carbone, Savina Cordiale, Cristiano Curto
I GRUPPI DI FAMIGLIE NELLA GIUSTIZIA MINORILE
Claudia Crudele
ARTICOLO DEL MAESTRO
CRIMINALITÀ MINORILE E FANTASIA DI RECUPERO MATURATIVO
Arnaldo Novelletto
ARTICOLO SUL MAESTRO
NOVELLETTO A PARTIRE DAL SUO CONTRIBUTO
Le figure della violenza
Tito Baldini
Levy, inoltre, rimanda al concetto d’investimento libidico delle figure parentali. Il ripristino del concetto di autorità in adolescenza è realizzato, secondo l’Autore, attraverso: the process of transformation of the primitive superego, with its violent and tyrannical objects, can transform into the inspirational, protective and creative superego described by Meltzer as the results of a healty adolescent process. This superegoic structure with inspirational traits, mitigated by the libido and with less split and more integrated objects, gives origin to the respect and consideration for the authority (Levy 2016, p. 80).
Lo psicoanalista brasiliano si chiede cosa succede se l’adolescente non ha un adulto di riferimento per realizzare l’importante processo di bonifica del proprio Super-io (per trasformarlo in Super-io ispirato), necessario per l’acquisizione del senso del giusto; senza oggetti che promuovano il processo d’integrazione, afferma Levy, spesso si assiste all’esplosione di una violenza cieca, defusa dalla libido, senza un chiaro oggetto da attaccare, che spinge l’adolescente a uccidere in modo casuale (a causa di quello che egli definisce aspetto talebano) o addirittura a distruggere se stesso. Ciò può essere bonficato dal processo analitico grazie alla presenza libidica dell’analista che promuove il lavoro di «binding» (legamento, rilegatura) e la capacità di pensare. È tutto ciò, continua Levy, che dà autorità all’analista.
L’approccio di Levy al problema è certamente corretto e non c’è dubbio che la relazione psicoanalitica può consentire una sostanziale riorganizzazione del mondo interno, ma alla luce della nostra esperienza con gli adolescenti dobbiamo chiederci cosa succede quando l’adolescente non riesce a bonificare il proprio Super-io arcaico e conquistare il rispetto nei confronti dell’autorità. Se è consapevole del conflitto con le figure genitoriali ed è sufficientemente sano, egli può certamente ricorrere a figure di adulti alternative ai genitori, come uno psicoterapeuta, per farsi aiutare a realizzare tale importante processo trasformativo. Ma quando l’adolescente è in uno stato limite, internamente frammentato a causa del pesante danno narcisistico originario, egli non è in grado di immaginare l’Altro come un contenitore affidabile del proprio Sé. Si affida così al branco spinto dal bisogno di trovare un gruppo con il quale condividere la propria vicenda esistenziale fallimentare, insegue l’acting come attacco sistematico inconscio alla propria capacità di pensare, fugge nella fantasia di recupero maturativo (Novelletto 1986) nel tentativo di esorcizzare l’angoscia del break down evolutivo. In questo caso l’Altro, il terzo, si presentifica nell’intervento della Giustizia, che impone all’adolescente il confronto con l’altro, a iniziare dalla sua vittima, con la responsabilità delle proprie azioni e le conseguenze del reato. Il sistema della Giustizia immette l’adolescente in una dinamica della sottomissione o di ubbidienza nei confronti degli adulti (Gutton 2016). Facendo ciò lo obbliga in qualche modo a regredire al fine di realizzare alcuni compiti evolutivi (strutturazione del Super-io e dell’ideale dell’Io) necessari per organizzare un abbozzo di nevrosi infantile propedeutica per l’adultità.
In linea con un’antica tradizione dell’ARPAd, inaugurata dai lavori di Novelletto nel Tribunale per i Minorenni (1961), i diversi contributi di questo numero descrivono ciò che come psicoanalisti possiamo fare per aiutare quei ragazzi che non sono in grado di affrontare una psicoterapia tradizionale, ma che proprio grazie all’intervento della Giustizia riescono ad avviare il processo di trasformazione del Sé, attivato dalla collaborazione fra gli operatori della Giustizia e gli psicoanalisti dell’adolescenza.