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FORMARSI IN ARPAd – Intervista a Paola Carbone Direttrice del Corso – a cura di Maria Katiuscia Zerbi

La Redazione di AeP Adolescenza e Psicoanalisi incontra la Professoressa Paola Carbone: Psichiatra, Psicoanalista SPI, già Professoressa Associata Università di Roma ‘La Sapienza’, Co-direttore della Rivista AeP Adolescenza e Psicoanalisi nonché Direttrice del Corso di formazione ARPAd in psicoterapia psicoanalitica dell’adolescente e il giovane adulto.

In questa circostanza siamo insieme per un motivo specifico e siamo in sua presenza in particolare per uno dei ruoli che riveste in ARPAd e cioè la direzione del Corso.

È da un po’ di tempo che alcune riflessioni sulla formazione circolano nelle nostre menti e ci farebbe piacere aprire lo scambio ed approfondire il dialogo circa l’offerta che l’ARPAd propone ai giovani laureati in psicologia e medicina.

Siamo consapevoli di trovarci in un momento storico e culturale in rapida evoluzione e trasformazione, dove le occasioni formative sono sempre più numerose e variegate. Negli ultimi anni abbiamo assistito al proliferare di tantissime nuove scuole, di diversi orientamenti e con criteri molto differenti tra loro. Questo forse potrebbe contribuire a rendere la scelta più difficile da compiere: un po’ come quando ci si trova davanti ad una tavola imbandita con tante pietanze da non sapere quali assaggiare e non si vuole rinunciare a nulla.

Al contrario, per ciò che ci riguarda ed in modo un po’ irriverente, potremmo dire che la nostra è invece una Scuola non solo psicoanalitica ma anche con un focus specifico che è quello sull’adolescenza.

Vorremmo pertanto, con questa intervista, dipanare alcuni dubbi e sostare non tanto sulla descrizione della Scuola (per la quale rimandiamo al sito www.associazionearpad.it e/o invitiamo a scrivere all’indirizzo arpad@associazionearpad.it) ma soprattutto su quelle che potrebbero essere percepite come criticità.

Entriamo, dunque, nel vivo delle domande che ci stanno più a cuore:

K.Z. In una società sempre più multitasking che fa della velocità e dell’efficienza il suo punto di forza cosa può muovere un candidato Allievo verso una scuola di specializzazione in psicoterapia psicoanalitica?

P.C. Una scuola ad orientamento psicoanalitico è una scuola che colloca al centro della formazione l’analisi personale. E allora, ciò che potrebbe muovere verso una scuola così è proprio cosa più multi-tasking che c’è: una INTUIZIONE. Una intuizione è un contatto istantaneo con il nostro sapere profondo, con la nostra Verità. E la Verità che sa ogni ‘psi’ è che abbiamo scelto di curare gli altri per cercare curare noi stessi, per cercare noi stessi.

K.Z.: Quali possono essere i dubbi, le perplessità, i timori che potrebbero albergare nel mondo interno di un Allievo alle prese con la scelta?

P.C.: Questa intuizione istantanea, questa consapevolezza profonda del motivo per cui abbiamo scelto di essere ‘psi’, ci spingerebbe tutti verso una formazione che ci porti a noi stessi, e che parta dall’analisi di noi stessi, ma -come sappiamo- è una intuizione che deve fare i conti con tanti ragionamenti e tanti contro-movimenti che si mettono in moto. Tanti pensieri si affollano: Servirà davvero? E’ troppo costosa! Lo farò in un altro momento! Conosco benissimo i miei problemi e ce la farò da solo! Se è così fondamentale perché tante scuole la banalizzano?

Si affollano nella nostra mente tanti dubbi, e tutti legittimi. Perché sono i NOSTRI umani dubbi, perché se l’INTUIZIONE ci dice che l’analisi personale è una grande avventura, una avventura meravigliosa e necessaria, la MENTE risponde che mollare gli ormeggi e partire è difficile, è pericoloso, è inutile…

K.Z.: Un altro tema potrebbe essere quello del limite percepito di una formazione troppo specifica sulla psicoanalisi dell’adolescenza che lascia fuori non solo altri orientamenti ma anche altre fasce d’età… Chi studia in ARPAd acquisirà competenze solo sull’adolescenza?

P.C.: No. E non solo perché nel quadriennio ci si confronta con l’infanzia, la latenza, la preadolescenza, l’adultità, la genitorialità. Non solo perché è previsto un biennio di Baby Observation, un biennio sulla genitorialità e sulla coppia, due cicli biennali sulla gruppalità…

Ho detto che l’ARPAd propone una formazione a tutto campo per tutte queste buone ragioni testimoniate dai nostri programmi di corso, ma lo dico – che è una formazione a tutto campo – soprattutto perché con la parola “adolescenza” l’ARPAd non intende solamente una fase della vita. La ‘nostra’ adolescenza non va dalla pubertà alla prima maturità!  Ma si identifica con quella fondamentale potenzialità dell’essere umano che è la creatività. E’ la creatività ciò che ci caratterizza e ci fa umani, e la creatività trova la sua più peculiare realizzazione in quel grande movimento di appropriazione di sé che coincide con la pubertà e grazie al quale ci creiamo come soggetti e diventiamo gli Autori della nostra storia. Potremmo dire – in termini scientifici – che l’adolescenza è esemplificativa dell’umanità, ovvero più poeticamente, che l’adolescenza è il cuore pulsante dell’uomo. Il focus sull’adolescenza ha quindi un valore formativo universale, perché ci allena a sintonizzarci non solo con le ferite, i vuoti, i conflitti dei nostri pazienti, ma anche con quelle scintille di creatività che hanno bisogno di accendersi per attivare ogni trasformazione. Se non riusciamo a vedere quelle scintille, se non riusciamo a ravvivarle non può accadere nulla di autenticamente trasformativo.

K.Z.: Quale è il valore aggiunto dell’ARPAd come Ente di formazione?

P.C.: Il modello della ‘BOTTEGA’. ‘Bottega’ è un termine che nelle nostre orecchie fa risuonare la grande storia del Rinascimento italiano (epoca mitica della creatività umana); senza alcuna pretesa di confrontarci con quelle miracolose esperienze creative, definiamo ‘bottega’ quell’ambiente formativo che tiene insieme due fondamentali necessità: il ‘fare cose’ (la tecnica, il lavoro, il prodotto, etc…) e ‘l’essere-con’ (i maestri con gli apprendisti, gli apprendisti con gli apprendisti, i committenti con la bottega, etc…).

Perché queste due necessità si realizzino è necessario che la ‘Bottega’ sia di ‘giusta misura’, ovvero che il gruppo (l’insieme di maestri e allievi) non sia così ampio da non essere più ‘un gruppo’ e far scadere ‘l’essere-con’ nella conoscenza generica e superficiale degli altri, ma anche che non sia così ristretto da diventare ‘endogamico’ come accade – per esempio- in quelle scuole di specializzazione in cui l’analisi personale degli allievi è affidata agli stessi docenti della scuola.

L’ ARPAd, consapevole dei rischi sia del’ ‘endogamia’ che della ‘dispersione anonima’ si è da sempre impegnata a: 1) tutelare l’originalità e la creatività dei propri membri (alcuni universitari, altri professionisti del SSN, altri creatori di associazioni e cooprative…); 2) incoraggiare gli allievi a svolgere la propria analisi personale con analisti al di fuori della ‘bottega-ARPAd’ per proteggere la privatezza dell’esperienza e di arricchire la vita culturale  di tutta l’associazione con contributi esterni; 3) sostenere e dialogare con una solida rete di strutture convenzionate per i tirocini: una rosa di strutture altamente qualificate e contigue sia per i modelli teorico-operativi operanti, sia per le figure dei responsabili e dei tutor che in molti casi sono soci ARPAd.

 K.Z.: per concludere potremmo dire che l’adolescenza si pone in questo contesto come il crocevia delle generazioni laddove vi è uno scambio continuo e reciproco tra maestri ed allievi che non si esaurisce con la fine del corso quadriennale.

 

 

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