Povera santa, povero assassino)
(Giordano Bruno Guerri)
Maria fu trafitta con quattordici colpi di punteruolo, inferti su tutto il corpo da Alessandro Serenelli. Questo accadeva all’ennesimo approccio sessuale del ragazzo, da lei già più volte respinto.
Era il 5 luglio del 1902, e il tentato stupro si realizzava nelle campagne di Cisterna, all’interno della Cascina Antica, il più grande edificio del Borgo Medioevale dove alloggiavano i mezzadri originari per lo piu’ delle Marche. L’area era la parte meno paludosa dell’ Agro Pontino, dove era stata avviata la vasta operazione di colonizzazione da parte del proprietario Attilio Gore Mazzoleni. Il progetto iniziò infatti realizzarsi alla fine dell’ottocento, molto prima della nota bonifica Mussolini.
Alessandro Serenelli era l’ ultimogenito di un bifolco alcolizzato e violento che occupava con la propria famiglia lo stesso casolare dei Goretti, i familiari di Maria. Quel padre padrone, nella posizione di uomo più anziano della casa, secondo le vigenti regole del Patriarcato, fungeva da capofamiglia per tutti loro. La loro condizione condivisa era di violenza, degrado e miseria.
“ No, no, è peccato, non si può, si va all’inferno !” gridava al violentatore Maria, che non aveva nessuna coscienza di cosa lei, per se stessa, potesse volere o non volere. In assenza di diritti personali, la poveretta si appellava ad un principio di legge superiore.
Maria aveva appena undici anni, ed era analfabeta. Maria non arrivava al metro e trenta di altezza, era sottopeso, era affetta da una forma avanzata di malaria, ma aveva fatto la Prima Comunione. Era devota.
Terzogenita di sette figli, in qualità di prima femmina, poiché i grandi erano tutto il giorno al lavoro nei campi, la bambina si svolgeva le faccende domestiche, trasportava da sola le pesanti provviste di acqua che andavano raccolte alla fonte, accudiva i fratelli minori, gli animali da cortile, preparava i pasti per i genitori, e per i conviventi Serenelli. Non aveva amici, non aveva svaghi, non possedeva niente e non contava niente per nessuno.
Maria, oggi, sarebbe definita una figlia deprivata, trascurata, sfruttata, e maltrattata dai suoi stessi genitori, tanto e’ vero che aveva ricevuto anche un calcio in pancia – il giorno stesso in cui il padre morì -, per non avere preparato a tempo la tavola e il pranzo di mezzo giorno.
Per le gravi lesioni da punteruolo, dopo l’aggressione, Maria fu operata a Nettuno ai polmoni, allo sterno, all’addome: il tutto grossolanamente e senza anestesia, dato il contesto e l’epoca. Completate comunque le verifiche sulla eventuale deflorazione,– era già morente in ospedale per setticemia – , Maria era stata individuata subito dai padri Passionisti come possibile Santa locale e subì pressanti interrogatori sul quesito principe: aveva, o non aveva, detto “si” agli approcci sessuali del Serenelli e, prima di morire, perdonava cristianamente il suo assassino?
Maria era stata individuata, all’epoca, come attendibile Santa della Miseria. Fu però canonizzata solo negli anni cinquanta, per volere di Pio XII e fu deputata alla Protezione della Purezza, perché era una esigenza più rispondente al clima dell’epoca. La questione della castità la rese però impopolare, in particolare all’interno femminismo, che negli anni settanta contestava centralmente il mito della verginità femminile. Con Papa Francesco, ancora cinquanta anni dopo, Maria e’ stata promossa a Santa Protettrice delle vittime di stupro, in abbinamento a Santa Dinfna, uccisa dal proprio stesso padre e legata anche alle patologie mentali. E’ a Santa Caterina Martire di Alessandria, colta e bellissima secondo la leggenda, che va dunque la posizione più ampia di Protettrice delle donne vittime di violenza, di cui tanto si parla, e su cui , oggi, puo’ aiutare tutti a riflettere. Santa Caterina infatti, prima di essere uccisa, fu sottoposta nel Medio Evo alla tortura della doppia ruota dentata per volere di Massenzio, al quale non volle concedersi.
La legislazione contemporanea ha introdotto la aggravante della crudeltà nella valutazione della pena per i delitti, ma, per valutare le cose razionalmente, bisogna ricordare che il linguaggio giuridico non si muove esattamente come il linguaggio della quotidianità. Anche se all’epoca non si usava tale distinzione della crudeltà, con la questione della Doppia Ruota Dentata di Santa Caterina si riesce, in qualche modo, a dipanare l’interrogativo attuale su cosa la legislazione intenda per: aggravante della crudeltà.
I quattordici colpi di punteruolo avrebbero, secondo la legislazione vigente, un senso diverso rispetto all’infliggere – contro una donna che rifiuta l’uomo – la tortura della ruota dentata che martirizza lentamente (ruota o corrispondente contemporaneo). L’articolo 577 del codice penale si attiene in particolare a un principio: ne bis in idem. Per la legge, cioè, non si puo’ caricare di pena un colpevole due volte per lo stesso reato. L’uccisione di un essere umano e’ di per se’ un atto di crudeltà, la legge lo sa bene, ma e’ diverso se l’aggressore ha scelto una metedologia preliminare mirata espressamente a torturare la vittima, o se l’intenzione centrale e’ di uccidere. Non si entra nel merito di una valutazione etica ma si guarda esclusivamente al calcolo della pena. E Alessandro Serenelli, che era un minorenne disperato quando ha pugnalato Maria non ha avuto attenuanti: ha scontato la condanna a trenta anni.
Tutto il quadro dell’epoca poi fa pensare in verità che ad uccidere Maria siano stati tanti fattori. In ogni modo il ragazzo, appena fu arrestato, confessò e dichiarò che il carcere per lui segnava un salto di qualità rispetto alla vita disperata che faceva. Chiese anche perdono alla madre di Maria, che lo accordò. Uscito di carcere, dopo una vita non vissuta, fece il giardiniere negli istituti religiosi e morì nel 1970, solo, poverissimo: ricordato, da qualcuno, come un ragazzino disgraziato che aveva ucciso una bambina con quattordici colpi di punteruolo.