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TEMPORALITA’

Anno 2023 – N.2 – TEMPORALITA’

Cinzia Lucantoni

«Per quelli di noi che credono nella fisica, la distinzione fra passato, presente e futuro è solo una ostinata persistente illusione», così scrive Einstein in una lettera a Besso (Einstein-Besso 1903-1955, p. 103). Noi, che fisici non siamo, non abbiamo bisogno di formule matematiche per dimostrare la relatività del tempo, ma la possiamo intuire. Le condizioni del cielo  e quindi del sole, della luna, delle costellazioni  sono stati i primi strumenti per misurare il tempo, ma se è evidente che per un versante del globo terrestre è giorno e per l’altro versante è notte, è per lo stesso principio, anche se meno evidente, che il tempo di Roma non è quello di Milano. Quando si usavano le meridiane per indicare il tempo l’apice del sole nel cielo (il mezzodì) veniva raggiunto prima a Venezia e solo una mezz’ora dopo a Torino.Continuando a ridurre le distanze fino misure infinitesime la fisica quantistica spinge la relatività fino a dissolvere il nostro comune sentire del tempo come linearità che attraversa le tappe di passato, al presente e futuro. E con questo modesto giro logico torniamo alla affermazione di Einstein con cui abbiamo iniziato.
Man mano l’uomo ha affinato modalità e strumentazioni per orientarsi e comunicare, costruendo/inventando punti fermi e nel caso del tempo, fino ad arrivare agli orologi pensati proprio allo scopo di indicare la stessa ora  e venire a compromesso dove la relatività preme di più, accettando, nel 1883, l’idea di dividere il mondo in fusi orari. E tale è la spinta a cercare ordine nel tempo che, condizione rara, non ci sono conflitti e l’idea viene accettata e mantenuta in tutto il mondo.Perché esordire con la fisica, in un editoriale che introduce il tema della Temporalità iscritta nel pensiero psicoanalitico?
La risposta non è difficile, ma complesso è poi approfondire ciò che consegue la risposta. Freud concepisce uno spazio interno in cui il tempo è relativo: l’inconscio non ha orologi che possono accordarsi per segnare la stessa ora, non segue la linearità del percorso dal passato al futuro. Fa anche di più, ci gioca a piacimento ed è un gioco che non riserva all’interno dei propri confini, lo sospinge fino a confondere la coscienza (più propriamente, in termini di seconda topica, la parte conscia dell’Io) e a volte a determinare la traiettoria di una vita. Sto parlando, è evidente, del gioco della nachträglichkeit. Dunque la sorgente del tempo psichico ha una collocazione concettuale quanto mai vicina al tempo che ci mostra la fisica, situato al di là del percorso lineare in direzione del futuro, soggettivo e cangiante fino a non potere essere ridotto ad un presente uguale per tutti.
Ma, tornando alla sfida che Freud sferra al tempo lineare, alla nachträglichkeit egli non ha dedicato uno scritto, eppure è un vento che attraversa tutta la costruzione della psicoanalisi. Transfert, trauma, coazione a ripetere, regressione, memoria e ampia parte delle declinazione psicopatologiche non possono fare a meno della nachträglichkeit per essere comprese. Ma questa teorizzazione cardine, saldamente legata alla temporalità, ha anche una complessità (vengo alla complessità annunciata all’inizio) tale da essersi incagliata nel lavoro di traduzione da una lingua all’altra, o meglio da una lettura metapsicologica all’altra.
La traduzione italiana rimane incerta, tanto da doversi appoggiare ad altre, mantenere il tedesco, come qui è stato scelto, o, come spesso accade, appoggiarsi alla traduzione francese di aprés-coup.
Balsamo (2009) approfondisce questo tema ritenendolo, a ragione, significativo di diversità di orientamenti epistemologici e margini di incertezza cui si offre il termine, nel momento in cui lo interpretiamo (cioè lo collochiamo nella metapsicologia). Con le sue parole: «Se la traduzione francese accentua il carattere del coup, del colpo, quella tedesca del wash, del successivo, del supplemento, la traduzione italiana sembra oscillare fra due destini traduttivi e due epistemologie differenti» (Balsamo 2009).
Un altro aspetto suggestivo dell’incontro tra la fisica e la psicoanalisi sta del succedersi dei cambiamenti: la memoria può, per come la disegna Freud, rileggere in ogni momento il passato in modo diverso, riscrivendolo; capire questo significa prendere contatto con una mutevolezza identitaria senza fine. Il tempo psichico del resto è il succedersi di cambiamenti. Temno, dividere, è la radice etimologica della parola, ma dividere implica due elementi, o meglio, in termini psicoanalitici, due stati psichici in senso ampio: ciò indica di fatto un cambiamento da una condizione all’altra.
Aristotele, primo filosofo cui abbiamo una teorizzazione sul tempo, lo aveva ben intuito: il tempo è la misura del cambiamento, poiché le cose cambiano in continuazione, chiamiamo tempo la misura di questo continuo cambiare; è una bella intuizione ante litteram, in fondo, della relatività. Il tempo di un giorno è delimitato dal cambiamento dal giorno alla notte e viceversa, la condizione di bisogno (di fame) del neonato mutα nella condizione di soddisfazione (sazietà). L’embrione del tempo, nello sviluppo del bambino, nasce da questo alternarsi che, all’inizio puntiforme, (punto- fame/punto-sazietà) comincia ad unirsi divenendo ricordo di un prima: è già successo, dopo la fame è arrivato il seno, e aspettativa di un dopo. E successivamente nasce l’assenza che si muta in presenza dell’altro, mentre il gioco cerca di padroneggiare il continuo cambiamento: fort, da (Freud 1920).
Tuttavia – torniamo alla complessità – la temporalità del nostro essere non è regolata solo da kairos – tempo circolare che abita l’inconscio e aspira all’immortalità – tutte le acquisizioni che provengono dall’ambiente vengono assimilate nel Sé, dunque non ha meno peso kronos, il tempo degli orologi e dei calendari. Detto in altri termini, nella nostra esperienza clinica queste due declinazioni del tempo sono entrambe in gioco ed entrambe determinanti. Pensiamo all’impatto che spesso ha nell’adolescente il compimento dei 18 anni, a come la rappresentazione di questo passaggio cronologico possa confliggere, talvolta traumaticamente, nel passaggio della fine adolescenza.
Di certo l’adolescenza è un momento culminante nella rappresentazione del tempo, che raggiunge una pregnanza superiore ad ogni altra epoca della vita.
La comparsa della pubertà scandisce un tempo, è misura del cambiamento psicofisico che avviene inesorabilmente fuori dal controllo e ha per questo lo stesso impatto che può avere una realtà esterna, il rintocco di kronos, il tempo del calendario.
Il pubertario è il lavoro psichico successivo che spinge verso l’integrazione perché il corpo non rimanga, come talvolta purtroppo accade, alieno al Sé.
Il passato, rappresentativo dell’infanzia e del senso di impotenza edipica, è svalutato, reso remoto, talvolta rimosso. Il presente raccoglie l’eccitazione sessuale, ma anche, più ampiamente, progettuale, si tende quindi verso il futuro con alternarsi di paura ed euforia, sfiducia e senso di onnipotenza. Al contempo il senso della fine e della morte maturano nell’adolescente per la prima volta con intensa e dolorosa consapevolezza. Ma ogni fase della vita, nel continuo del cambiamento, richiede a ciascuno di trovare il punto di equilibrio personale e creativo tra kairos, che aspira al sogno d’immortalità, e kronos, che ci ricorda la parabola della vita.
Ho cercato con questo editoriale di preparare una sorta di matrice unitaria nella speranza che ne risultino valorizzati i diversi e personali punti di vista rappresentati dai contributi raccolti in questa monografia sulla Temporalità e vado alla conclusione utilizzando le parole di Rovelli: «Il tempo siamo noi…siamo noi questo spazio, questa radura aperta dalle tracce della memoria… Questo spazio che viene così aperto dalla memoria e dall’anticipazione è il tempo, che forse talvolta ci angoscia, ma che alla fine è un dono» (2017, p.171).

Bibliografia
BALSAMO M. (2009). Come si traduce “nachträglichkeit” in italiano? In: AA.VV. Forme dell’αprès-зoup. Milano: FrancoAngeli.
EINSTEIN A., BESSO M. (1903-1955). Eiwsteiw A., Besso M. Correspowdαwзe 19O3-1955. Paris: Hermann, 19r2.
FREUD S. (1920). AL di 1à del principio di piacere. In: OF Vo1. 9. Torino: Bo- ringhieri.
ROVELLI C (201r). L’ordiwe del tempo. Milano: Adelphi.

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